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Area scientifica

Collaborazione scientifica del prof. Marco Toscani e del dott. Pasquale Fino, Cattedra di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Policlinico Umberto I – Università “Sapienza” di Roma.

La caduta di capelli femminile è una forma comune di alopecia non cicatriziale, caratterizzata dalla perdita progressiva di capelli lungo le regioni frontali e la regione del vertice, risultando in un diradamento visibile. Diversamente dall’alopecia androgenetica maschile, la perdita dei capelli nelle aree affette è usualmente incompleta e la zona occipitale è in genere risparmiata.

L’esatto schema di perdita dei capelli varia da donna a donna. In alcune pazienti la zona maggiormente colpita è la zona frontale con un progressivo diradamento nella parte centrale dell’attaccatura dei capelli configurando una parte triangolare che viene detta ad albero di Natale. In altri casi vi è un diradamento centrale diffuso, con in genere conservazione della linea frontale. Più raro è lo schema che vede sia una perdita al vertice che una recessione fronto temporale (più simile all’alopecia androgenetica maschile).

Caduta di capelli femminile e alopecia androgenetica maschile: origini e differenze

Diversi metodi sono stati concepiti per classificare la perdita di capelli femminile, la più famosa è la scala di Ludwig, altre scale spesso usate sono quella di Sinclair e la scala di Savin.

Se a livello del cuoio capelluto sono evidenti segni di infiammazione, zone cicatriziali o croste vanno escluse altri tipi di alopecia che potrebbero determinare il quadro o associarsi alla perdita di capelli femminile.

Nel passato, il termine “alopecia androgenetica” è stato il primo termine usato per riferire sia la caduta dei capelli nell’uomo che nella donna. Il termine “andro” si riferisce all’origine ormonale e “genetica” si riferisce al contributo dell’ereditarietà nella manifestazione della malattia.

Durante gli anni “caduta di capelli femminile” è divenuto il termine preferito per descrivere questo tipo di alopecia che colpisce le donne.

Questa differente terminologia aiuta a distinguere le caratteristiche di questo processo rispetto all’alopecia androgenetica maschile e ridimensiona il ruolo giocato dagli ormoni, non sempre così fondamentale come nel caso degli uomini.

Sebbene la caduta di capelli femminile si possa verificare a qualsiasi epoca durante la vita, in genere si verifica dopo la menopausa.

Il progressivo assottigliamento dei capelli in regione frontale e del vertice è dovuto alla graduale riduzione nel numero di capelli normali verso capelli sempre più sottili, tale processo prende il nome di miniaturizzazione follicolare.

Come parte di questo processo la durata della fase di crescita dei capelli (anagen) si riduce sempre più da una durata normale di qualche anno a pochi mesi o settimane. Il meccanismo di tutto ciò non è stato ancora ben compreso.

Il ruolo cruciale degli androgeni e la predisposizione genetica sono oramai acclarati per quanto riguarda l’alopecia androgenetica maschile, invece il grado in cui questi fattori influiscano nella caduta di capelli femminile è meno chiaro.

L’alopecia androgenetica maschile è la conseguenza dell’effetto del diidrotestosterone (un potente ormone derivato dal testosterone) sui follicoli; esso infatti si lega al recettore degli androgeni sui follicoli causando un’aumentata attivazione dei geni responsabili della graduale trasformazione dei capelli normali in capelli miniaturizzati. La perdita tipicamente risparmia l’area occipitale, riflette per l’appunto le diverse sensibilità delle zone dello scalpo agli androgeni. Alcuni autori hanno teorizzato che proprio un meccanismo simile contribuisca alla perdita dei capelli femminile, ciò è supportato dal fatto che donne affette da disordini con iperandrogenismo (ad es. sindrome dell’ovaio micropolicistico, ipertecosi ovarica, tumori ovarici o surrenalici secernenti androgeni) possono sviluppare una perdita di capelli precoce.

Tuttavia i livelli di androgeni circolanti sono normali nella maggior parte delle donne affette da caduta di capelli femminile, pertanto questo meccanismo non può spiegare per intero la causa di questo tipo di alopecia. Si ipotizza che le donne con normali livelli di androgeni circolanti abbiano una maggior sensibilità dei follicoli agli androgeni. Inoltre, il fatto che la caduta di capelli femminile abbia maggior incidenza con il crescere dell’età, con la maggior parte dei casi in epoca menopausale, suggerisce che gli estrogeni abbiano un ruolo.

Possibili cause della caduta dei capelli nelle donne

Per quanto riguarda poi il ruolo della predisposizione genetica nella caduta di capelli femminile non vi sono chiari schemi di ereditarietà familiare; diversi geni sembrano intervenire nella caduta.

La caduta di capelli in una donna è spesso fonte di stress e di atteggiamenti psicosociali negativi, la donne con alopecia hanno una percezione negativa della loro immagine corporea, senso di impotenza sulla propria vita, e una minor qualità di vita. Ciò si acutizza se a sperimentare la perdita sono ragazze adolescenti che possono avere problemi scolastici, a lavoro e nelle relazioni interpersonali. Tra l’altro non sempre la gravità di queste sensazioni riflettono la reale gravità del quadro di caduta, ma riflettono il grado di percezione del problema da parte della paziente.

La diagnosi di caduta dei capelli femminile è in genere clinica, comunque può essere necessaria una biopsia del cuoio capelluto se vi sono presenti altri segni confondenti di altri tipi di alopecia o se il quadro non è tipico.

I dosaggi ormonali permettono di escluder un iperandrogenismo ed altre concause alla base del problema. Anche la storia clinica e la storia dei capelli è di aiuto nella diagnosi. Senza alcuna terapia la caduta di capelli femminile porta ad un diradamento progressivo senza in genere arrivare alla calvizie completa.

Terapie, trattamenti terapeutici e soluzioni per contrastare la caduta dei capelli femminile

Prima di intraprende qualsiasi terapia è bene sapere quali sono le eventuali opzioni terapeutiche, l’importanza di un aderenza costante e a lungo termine alla terapia, il lungo periodo (diversi mesi) prima di poter avere risultati visibili e quali sono gli obiettivi realistici che la terapia può portare. Innanzi tutto la terapia si propone di minimizzare l’ulteriore perdita di capelli e di indurre la ricrescita dei follicoli ancora in vita. La risposta al trattamento può variare enormemente di caso in caso.

Il farmaco di prima linea e con le maggiori evidenze di efficacia è il minoxidil per uso topico, tra l’altro è un farmaco che gode di una buona sicurezza. Il minoxidil alluga la fase di crescita del capello (anagen), riduce la fase terminale del capello (telogen) e riesce ad incrementare il diametro dei capelli miniaturizzati. A volte il suo uso deve essere interrotto per sensibilizzazione della cute, prurito.

Come terapie di secondo livello possono essere utilizzati agenti orali che agiscono come antiandrogeni. Essi vanno in associazione al minoxid oppure da soli se non è possibile proseguire con il minoxidil. Si tratta di finasteride, spironolattone, ciproterone acetato e flutammide.

Si utilizzano nelle donne con iperandrogenismi o in coloro che non rispondono al solo minoxidil. Tuttavia i dati sull’efficacia di questi farmaci sono limitati e non ben comprovati. Nelle donne in cui il quadro peggiora e non vi è risposta ai trattamenti può essere valutata l’opzione chirurgica del trapianto di capelli dalle aree meno interessate.

Altre possibili opzioni terapeutiche sono:

– la luce laser a bassi livelli (LLLT);

– il latanoprost 0.1% per uso topico, si tratta di un farmaco che simula l’effetto delle prostaglandine;

– 17alfaestradiolo per uso topico, utile soprattutto in menopausa.

Capelli fini

Fattori genetici influiscono e determinano il diametro dei capelli.
Il loro volume varia da persona a persona. Per questo motivo alcuni individui nascono con capelli fini, invece altri nascono con capelli spessi sin dalla nascita.
Il diametro dei capelli è un elemento molto importante. Esso oltre che a caratterizzare il loro aspetto ci da informazioni anche sul loro stato di salute. I capelli fini sono meno belli, meno vitali, meno robusti e più vulnerabili di quelli spessi, per cui essi sono maggiormente aggrediti da agenti esterni ed interni.

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Perdita capelli precoce

Studi recenti hanno dimostrato che circa un ragazzo su cinque con il passar degli anni tende a perdere i capelli precocemente.
Tale problema non colpisce solo i ragazzi ma anche le ragazze.

Nella maggior parte dei casi si tratta di alopecia androgenetica, quindi di tipo genetico-ereditaria. Però occorre ricordare che di sovente fattori di origine psicologica come l’ansia da prestazione, i traumi e le tensioni emotive, la fanno da padrone diventando così fonte e causa di alopecia da stress.

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Alopecia Cicatriziale

Le alopecie cicatriziali sono dovute a processi patologici che portano la distruzione del follicolo pilifero. Talvolta la diagnosi differenziale fra le diverse forme, sia sul piano clinico che alla biopsia, è difficile se non impossibile.

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Protetto: Alopecia androgenetica o Calvizie

L’alopecia androgenetica è il tipo di alopecia più frequente, colpisce la maggior parte della popolazione maschile di razza bianca , sia pure con gravità diversa. E’ meno frequente in altri gruppi etnici. Spesso è presenta una familiarità per calvizie, ma l’assenza di altri familiari affetti non esclude la diagnosi. Il quadro è caratterizzato dalla progressiva caduta dei capelli nella zona del vertice, del margine frontale anteriore e della zona temporale.

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Capelli grassi

capelli grassi appaiono sporchi, unti, oleosi, lucidi e spesso hanno un odore sgradevole.
Spesso i soggetti che hanno capelli grassi presentano altre aree della pelle (naso, fronte, mento) molto grasse (detta cute “seborroica”).

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Capelli rovinati

Le alterazioni del fusto dei capelli comportano un deterioramento di questi con comparsa di capelli rovinati o danneggiati.
Nel capello sano la cuticola è integra, con squame adese. Il capello con presenza di punte integre appare lucido, elastico e si pettina con facilità.

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